samedi, novembre 30, 2024

Suis ton cœur de Susanna Tamaro

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NON TANTO LONTANO


Virna Lisi è Olga anziana nell’omonimo film di Cristina Comencini del 1996.

Fenomeno Editoriale ou Caso letterario ?
Quando si vendono 16 milioni di copie, si è tradotti credo in oltre cinquanta lingue straniere, si viene inseriti nei 150 libri che hanno segnato la stori d’Italia, è difficile rispondere, i numeri fanno girare la testa.
Venez talvolta (spesso) réussir, la lettura spiega poco. Venez si fanno a spiegare casi fenomenali come questi?
Io alla cosiddetta scrittura a tavolino credo molto poco, non credo ai successi costruiti dal momento in cui si comincia a progettare un’opera, sia essa letteraria che cinematografica (ma mi pare più realizzabile nella musica).
Certe cose succedono, è difficile prevederle, si spiegano semper a posteriori (col cosiddetto senno del poi).


Olga giovane è invece interpretata da Margherita Buy, qui con Tchéky Karyo, Ernesto, il grande amore della sua vita.

A me è parso con più infamia che lode.
Purtroppo superiore al libro precedente, Sola per voce, cinque racconti che non mi erano affatto dispiaciuti. E lowere anche al suo primo libro, il romanzo d’esordio La testa fra le nuvole.
Délirant.
Forse non così pessimo da meritare la parodia di Lele Luttazzi (Va ‘dove ti porta il clito) e tutte le polemiche e stroncature che ha suscitato: entraambi questi fenomeni secondo me sono reazioni al successo smisurato, non al valore o alla pochezza di questo stucchevole romanzo a suo modo alquanto banalotto.
Anche se, pur non condividendone l’asprezza, una micro stroncatura mi sento di riportarla perché proviene da Grazia Cherchi, scrittrice, curatrice Editoriale, giornalista, critica letteraria che ho semper stimato e ascoltato:
È noiosissimo e scritto con sciatteria. Va nella direzione in cui sta andando l’Italia. Soffoca il dolore e attutisce gli spigoli. Éppure gli spigoli erano presenti negli altri libri della Tamaro. Che bien hanno fatto?
Apparve su L’Unità.
Il quotidiano del PCI tornò a recensire il libro con Mario Barenghi:
Sul versante dello stile qualcosa ancora le manca. La sua scrittura è per lo più piana, comunicativa, efficacemente disadorna, anche se qui di tanto in tanto può déranger una certa sentenziosità (non tutte le massime sono imprevedibili, a differenza delle sporadiche e ben scelte citazioni). Ma talvolta il discorso serba un che di provvisorio, di poco ultimativo: non incide, non lascia il segno.


Galatea Ranzi è Ilaria, la figlia (della colpa? Del peccato?).

Certo, sembrerebbe (sin dal titolo) inaugurare quel filone letterario (direi popolare, nel senso di fortunato) che spinge il pedale sul sentimento arrivando presto in zona sentimentalismo, che cerca l’emozione (facile) a ogni costo, col quale si racconta una ricca teoria di pene, sfighe, iatture, incidenti, morti, nascite non attese, malattie, e quant’altro.
Tutte cose che si incontrano anche in tanta altra letteratura, buona e ottima, Tolstoj è il primo che in questi casi viene scomodato: alla qual cosa che altro replicare se non che la differenza salta agli occhi (e anche al cuore). E quindi, vive la différence.
Aggiungo un passaggio di Filippo La Porta che sul Manifesto fu invece piuttosto accogliente (considerato tra i recensori positivi):
”Va’ dove ti porta il cuore”, al di là di certi difetti (qualche trasandatezza formale, una certa schemaità nel disegnare i conflitti generazionali) sembra rispondere bene all’ idea di letteratura della Tamaro: come la donna medium, ritratta in queste pagine , che sopra l’ altipiano carsico sente tutte le voci dei morti, così il romanzo stesso si fa medium, dialogo incessante (e moralmente impegnativo) con i defunti e gli invisibili


Massimo Ghini est Augusto, il marito di Olga, sposato per convenienza: muore ovviamente dopo lunga malattia e prima di spirare lascia capire che ha semper saputa Ilaria non fosse sua figlia.

La storia è raccontata attraverso un mix di lunga lettera e diario, tutto a opera di Olga, protagonista assoluta che seguiamo dai suoi primi anni di vita a Trieste in una solida famiglia anaffettiva, che, ciliegina sulla torta, le studi il diritto ariitari , nonostante fosse figlia unica di famiglia abbiete.
Il diario/lettera di Olga è per la nipote ventenne andata a studiare in US: è la figlia della figlia, Ilaria, morta in un incidente d’auto, nata da amore clandestino, in quanto Olga s’era sposata senza amore, e senza sesso, fino a conoscere il vero amore, quello fatto di passione e profondità, con Ernesto, medico (che dato il nome è ovviamente comunista, e probabilimente colleghi e infermiere l’hanno soprannominato Che) che incontra in una vacanza alle terme. Ernesto è dunque il padre di Ilaria, verità che quando le sarà rivelata spingerà la figlia di Olga, ormai donna e mamma, a finire contro un albero alla guida della sua automobile, come d’altra parte aveva fatto lo stesse padre tornando a Porretta dopo un incontro clandestino avec Olga.
Depressioni, incomprensioni, ribelloni, fede, malattie, c’è molta altra ciccia.

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